venerdì 9 agosto 2013

Femminicidio, varato ieri il decreto legge. Misure importanti, ma sufficienti?

violenza donne 2
Laura Onofri – 9 agosto 2013
E’ stato varato ieri il decreto legge sul femminicidio che prevede misure importanti con 12 articoli per il contrasto e la lotta contro la violenza di genere e lo stalking.
Il provvedimento era stato annunciato ai tempi della ratifica della Convenzione di Istanbul dall’allora Ministra alle Pari Opportunità Josefa Idem che lo aveva concepito e organizzato in sinergia con gli altri Ministeri interessati: Interno, Giustizia, Politiche dell’immigrazione, Sanità.
Arresto obbligatorio in flagranza per maltrattamento familiare e stalking; aumento della pena se la violenza è commessa dinanzi a minorenni o su una donna in stato di gravidanza; obbligo di informare la vittima sull’evoluzione del processo; permesso di soggiorno per la donna straniera maltrattata; irrevocabilità della querela (sottraendo così la vittima alle pressoché rituali minacce per la sua rimissione); allontanamento da casa del coniuge violento, in presenza di rischio per l’integrità fisica della donna. Punizioni severe anche per chi utilizzai mezzi informatici per attuare lo stalking.
Sono misure importanti: ma sufficienti?
Questo decreto arriva dopo che già nel d.l. “svuota carceri” si era tentato di inserire norme repressive in materia di violenza domestica e mentre si sta cercando di varare un disegno di legge per una Commissione bicamerale sul femminicidio che consideri il problema nei suoi molteplici profili e quindi non solo dal punto di vista della repressione del maltrattante, ma con un ampio sguardo alle riforme strutturali che vedano al centro la persona offesa così come prevede la Convenzione di Istanbul. Comprendendo che la violenza sulle donne ha una sua specificità e affonda le sue radici in una discriminazione strutturale verso le donne in quanto donne.
Le misute quindi necessarie vanno ricercate nel potenziamento dei Centri antiviolenza per proteggere e tutelare le vittime e nella prevenzione che deve iniziare dai primi anni della scuolacon progetti sulla cultura di parità, privilegiando la prevenzione rispetto alla repressione.

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