sabato 31 maggio 2014

ELEZIONI EUROPEE 30 donne su 73 eletti: in Italia la percentuale supera il 40% Tre capilista su cinque hanno mantenuto la loro posizione



Terza scelta di genere e liste con candidate forti: le donne elette raddoppiano

Trenta donne fanno la differenza. Mai l’Italia era arrivata in Europa con una delegazione femminile tanto numerosa ed è, quello della «valanga» rosa, un altro record di queste elezioni. Matteo Renzi ha puntato sulla parità di genere, Forza Italia e M5S hanno raccolto la sfida e la nuova legge elettorale ha fatto il resto. «Le donne hanno sostenuto le donne, c’è stata una mobilitazione generale» esulta Alessandra Moretti, 230 mila preferenze nel Nord-Est. Proprio lei che era stata sbeffeggiata da Grillo, per quel comizio in una piazza Maggiore pressoché vuota.
Il merito della svolta si deve soprattutto agli italiani, che hanno premiato — scrivendo i loro nomi sulla scheda — la scelta dei partiti di puntare sulle donne. E se pure tanti elettori ignoravano che la terza preferenza dovesse essere diversa quanto a genere del candidato (pena l’annullamento), i numeri confermano la svolta: raccontano una rivoluzione che consolida il cammino del nostro Paese verso una maggiore presenza femminile in politica.
Se nella legislatura precedente le donne italiane a Strasburgo erano 15 su 73, in quella che si apre saranno esattamente il doppio.
Dopo il balzo in avanti del Parlamento nel 2013 e il governo Renzi, il primo a essere «paritario», il voto europeo conferma che il clima verso la partecipazione delle donne sta cambiando.
Per Anna Finocchiaro la nuova legge «ha permesso un’affermazione senza precedenti delle nostre candidate». Su 31 eletti del Pd, 14 sono donne, il 45% della delegazione. E questa, per la presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, è «la garanzia che ora le donne italiane conteranno di più in Europa e che si farà di più in termini di democrazia paritaria, diritti, occupazione, conciliazione». La cinquina democratica (che Grillo aveva apostrofato come «veline») non ha deluso, anzi. Tre capolista su cinque hanno confermato la prima posizione e solo due sono state scavalcate dai colleghi, ma pur sempre con risultati lusinghieri.
Pina Picierno, superata da Gianni Pittella al Sud, vive il secondo posto come una grande vittoria, anche personale: «Non ci credeva nessuno nella mia candidatura. C’è stato molto snobismo». Grillo le ha fatto pagare cara quell’uscita sugli 80 euro… «Ho avuto migliaia di insulti, perché pensavano che fossi il bersaglio più semplice».
Le donne hanno trainato davvero o è tutto merito della nuova legge?
«No, il risultato delle donne è pazzesco. È un segnale importante nel Paese del femminicidio, dove le donne fanno fatica e la parola opportunità è ostrogoto». Nel Pd era scattato l’allarme per il timore di un «flop» delle cinque capolista: altra previsione smentita e adesso hanno tutte la valigia pronta. Simona Bonafé, la renziana che il premier segretario aveva lasciato fuori sia dal governo sia dalla segreteria, ha totalizzato oltre 288 mila voti al Centro e il titolo di «miss preferenze». E dire che Grillo in tv l’aveva definita «la renzina cretina»… Bene Alessia Mosca nel Nord-Ovest, mentre Caterina Chinnici al Sud cede la prima posizione nelle Isole a Renato Soru. Per il Pd entrano, tra le altre, l’ex ministro Cécile Kyenge e Mercedes Bresso.
Anche il M5S ha puntato sulla parità di genere e ha superato di gran lunga la soglia della parità, con dieci seggi al femminile su 17. E uno sforzo ha compiuto anche Forza Italia, un partito dove l’idea delle quote fatica ad affermarsi. Su 13 seggi azzurri, le donne sono solo quattro: Laura Comi, Elisabetta Gardini, Alessandra Mussolini, Barbara Matera.

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