lunedì 21 novembre 2011

Pugni, abusi e stalking Sempre più donne vittime


Dall’inizio dell’anno sono 127 i casi segnalati al centro di aiuto a Pordenone La metà è coniugata, molte le giovani. Tagliati i fondi ai punti di sostegno
di Elena Del Giudice
Hanno bussato alla porta chiedendo aiuto, scappando da una situazione di violenza insostenibile. A volte da sole, a volte con i figli. Con il coraggio che solo la disperazione riesce a dare, sono fuggite da mariti e compagni cercando riparo e la speranza di un futuro migliore.
Sono 127 le donne che si sono rivolte al centro antiviolenza di Pordenone in un solo anno. Oltre un migliaio in tutte le strutture operative in Friuli Venezia Giulia. Il 70% ha dichiarato violenza fisica, il 91% violenza psicologica. Per la maggioranza si tratta di giovani donne, di età compresa tra i 25 e i 44 anni, il 53% sono sposate.
Sono donne provenienti da coppie con figli il 42%, mentre il 17,7% vive da sola con i figli. «Quelle che chiedono aiuto - spiegano dal comitato “Se non ora quando” di Pordenone - posseggono una media scolarizzazione e il 56,6% lavora come dipendente».
Chi agisce la violenza è l’uomo: nel 53% dei casi si tratta del marito, nella restante parte è il compagno.
Le donne soggette a violenza, come accennato, per la maggior parte sono coniugate, seguono le nubili e le separate: solo una piccola minoranza è costituita da donne straniere, e questo non certo perché la violenza sia assente da quelle mura domestiche, ma perché per le donne straniere è più difficile individuare strutture alle quali rivolgersi e sono spesso prive di una rete amicale in grado di sostenerle nella ricerca di alternative.
Nell’approssimarsi della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne (che ricorre il 25 novembre), il comitato “Se non ora quando” ha ritenuto di richiamare l’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica «su questa intollerabile violazione dei diritti umani».
Vale la pena ricordare che nel 2010 in Italia «sono state uccise 127 donne (+6,7% sul 2009)» per lo più dal partner o dall’ex convivente, «il che significa - proseguono - che nel 54% dei casi la donna trova la morte all’interno della relazione di coppia o della sua interruzione». Sfatato il “mito” che l’autore è uno sconosciuto: «solo nel 4% dei casi questo è vero - chiariscono dal comitato - e solo raramente l’aggressore è uno straniero. E’ invece l’ambiente domestico il luogo in cui la donna rischia maggiormente la vita, ed è il rapporto più intimo, come quello di coppia, che può risultarle fatale».
Davanti a questa ecatombe «è inevitabile e non dilazionabile - spiegano dal comitato - che le istituzioni investano nella conoscenza e prevenzione di queste morti che coinvolgono, nella maggior parte dei casi, altre vittime innocenti: figlie, amiche, parenti».
Sono una triste realtà i tagli dell’ultima Finanziaria ai centri antiviolenza «che operano da anni anche nella nostra regione, supportando psicologicamente ed economicamente le donne più deboli e svantaggiate. C’è bisogno dunque di una mobilitazione di tutte le donne, e in particolare di quelle che operano nelle istituzioni, per richiamare l’attenzione su questo fenomeno».
Una prima occasione per dibattere su questo argomento la offrirà la trasmissione in onda sulla terza rete della radio regionale il 23 novembre, dalle 11 alle 12,30, quando i comitati “Se non ora quando” di Udine e Pordenone parteciperanno ad una trasmissione interamente dedicata proprio alla violenza sulle donne.
 21 nov. 2011  dal Messaggero Veneto

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