venerdì 25 novembre 2011

venerdì 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne

SENONORAQUANDO? (SNOQ)
Comitati di Pordenone e Udine


COMUNICATO STAMPA
PER LA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA VIOLENZA SULLE DONNE
(25 NOVEMBRE 2011)

            I Comitati Senonoraquando? del Triveneto (rappresentativi di 16 città del Trentino Alto Adige, Veneto e  Friuli Venezia Giulia) ritengono, in occasione  della Giornata Internazionale contro la Violenza sulle  Donne di dover richiamare l’attenzione delle Istituzioni e dell’opinione pubblica su questa intollerabile violazione dei diritti umani.
            E’ risaputo, infatti, che ogni anno migliaia di donne e bambine sono vittime di inaudite violenze fisiche, psicologiche, economiche, istituzionali (femminicidio) e che il femicidio, la uccisione cioè delle donne in quanto donne,  è una delle principali cause di morte.
            Parlare della violenza subita è spesso molto doloroso e addirittura impossibile per le donne, tanto che solo una minoranza di esse si rivolge ai  centri antiviolenza.
            Nel 2010 in Italia, sono state uccise 127 donne (il 6,7% in più rispetto all’anno precedente), per lo più dai partners (31%) o dagli ex conviventi (23%), il che significa che nel 54% dei casi la donna trova la morte all’interno della relazione di coppia o a causa della sua interruzione.
            Solo nel 4% dei casi l’autore è uno sconosciuto e solo raramente uno straniero. E’ quindi mistificante presentare la strada e gli sconosciuti, tanto più se stranieri, quali potenziali luoghi e soggetti più pericolosi  per l’incolumità della donna.
            Risulta infatti l’ambiente domestico il luogo in cui la donna rischia maggiormente la vita ed è il rapporto più intimo, come  quello di coppia, che può risultarle fatale.
            Un altro dato che va sfatato è la provenienza dell’autore dei delitti: nel 79% dei casi, infatti, il femicidio è stato commesso da un italiano - dato questo che è aumentato nel corso degli anni.   Il fenomeno, inoltre, interessa tutte le classi sociali ed è  indipendente dal livello culturale dell’omicida.
            Davanti a questa ecatombe ci pare non più dilazionabile che le Istituzioni tutte investano nella conoscenza e prevenzione di queste morti, che coinvolgono, nella maggioranza dei casi altre vittime innocenti: figlie, figli, amiche, parenti.
            Sono una triste realtà del nostro Paese i tagli dell’ultima Finanziaria ai Centri antiviolenza, che operano da anni nelle nostre Regioni, supportando psicologicamente e economicamente le donne più deboli e svantaggiate. C’è bisogno pertanto di una mobilitazione di tutte le donne e in particolare di quelle che operano nelle Istituzioni per richiamare l’attenzione su questo doloroso fenomeno.
            Recentemente in Europa e in altri Paesi si stanno prendendo provvedimenti legislativi per quello che viene considerato uno dei peggiori crimini contro l’umanità, crimine che perpetua l’esercizio di potere che l’uomo e la società esercitano sulla donna affinché il suo comportamento risponda alle aspettative dell’uomo e della società patriarcale.
            Un altro paradigma culturale va promosso e imposto. Siamo noi donne che dobbiamo formularlo, coinvolgendo gli uomini che considerano non più tollerabile questa prevaricazione sulle loro madri, sorelle e compagne.

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* I dati indicati provengono dal Report Il costo di essere donna,  ricerca elaborata da un gruppo di ricercatrici della Casa delle Donne di Bologna, dati che sono sicuramente sottostimanti, essendo stata  utilizzata come unica fonte la stampa nazionale e locale.



DATI RELATIVI ALLA REGIONE FRIULI VENEZIA GIULIA
Rilevati dai centri Antiviolenza nelle 4 Province


           
            In Friuli Venezia Giulia secondo i dati elaborati dall’IRES nel 2009 sono state 1.087 le donne che si sono rivolte ai sette centri antiviolenza regionali (Goap di Trieste, SOS Rosa di Gorizia, Da donna a Donna di Ronchi dei Legionari (Go), Iotunoivoi donne insieme di Udine, Officina delle Donne di Udine, Voce Donna di Pordenone e Luna e l’altra di Trieste)
            Il 70% ha dichiarato violenza fisica e il 91% violenza psicologica.
            Il 61% è di età compresa tra i 25-44 anni ,  e  sono coniugate il 53%.
Sono donne provenienti da coppie con figli (42%), o vivono con figli da sole (17,7%).
            L’ 81% ha contattato direttamente i centri antiviolenza.
Quelle che chiedono aiuto, posseggono una media scolarizzazione, e il 56,6% lavora come dipendente.
            Il 69,5% delle violenze proviene da uomini occupati, e il  53% dal coniuge .
            Nel 2009 le 1.087donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza sono così ripartite:*
339  nei centri antiviolenza di Trieste, 73 in quello di Gorizia, 124 in quello Ronchi dei Legionari,  424 in quelli di Udine, 127 in quello di Pordenone. Le donne soggette a violenza sono per la parte coniugate, seguite dalle nubili e dalle separate. Solo una piccola minoranza è costituita da donne straniere.

            Si evidenzia che tutte le conseguenze derivanti dalla violenza, hanno anche rilevanti costi sociali non solo in termini di salute pubblica e di sicurezza, ma anche in termini di mancata partecipazione delle donne al mercato del lavoro e della vita sociale, e quindi allo sviluppo economico e sociale del paese.

* dati relativi al 2009 sono tratti dallo studio sui Centri Antiviolenza del Friuli Venezia Giulia della
    Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia (Direzione centrale salute, integrazione sociosanitaria e
    politiche sociali), elaborati dalla SISS su dati CAV.


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