domenica 11 dicembre 2011

Francesca Izzo sull'Unità

11 dicembre 2011


In questi giorni si sono levate alcune voci per chiedere a Se non ora quando? se era davvero opportuno convocare una manifestazione-concerto delle donne nel pieno di una crisi drammatica e all’indomani di una manovra del governo che ha creato profondi disagi in molte famiglie. Noi pensiamo che sia stato non solo opportuno ma indispensabile.

E che sia stato vitale se vogliamo che, nel mezzo della crisi, si accendano le luci del futuro. Perché è dalle donne che può giungere all’Italia il segnale più forte di risalita dalla china. E questo segnale dobbiamo darlo qui ed ora, mostrando pubblicamente la forza, unità e autonomia del movimento. Il 13 febbraio scorso abbiamo detto che l’Italia non era un Paese per donne, perché non solo veniva lesa la loro dignità di persone ma perchè tutta la loro vita non andava bene. E abbiamo soprattutto detto che dignità e destino delle donne coincidevano con la dignità e il destino dell’Italia. Un risultato l’abbiamo già ottenuto: l’Italia ora è rappresentata, nel governo, da volti e da figure, anche femminili, che assicurano rispetto e credibilità al nostro Paese. Ma ora c’è un mondo da cambiare.
Conviene ripetersi: le italiane sono marginali nella vita produttiva, sociale, istituzionale eppure garantiscono che l’esistenza collettiva del Paese come quella delle persone non vada in pezzi. Con il loro oscuro, faticoso lavoro di cura tengono insieme l’Italia e assicurano affetto e solidarietà tra le generazioni. Ma così non può più continuare. Non è più sopportabile per loro ed è diventato un handicap per il Paese. E abbiamo anche imparato che questo stato di cose alimenta un consumo e una rappresentazione rapaci e violenti della immagine e dei corpi delle donne.
Così non può più continuare. Con gli ultimi provvedimenti sulle pensioni, si sono esauriti i residui elementi che compensavano (poco e male) le donne occupate dell’enorme mole di lavoro gratis erogato. Ora è chiaro o cambiamo radicalmente il lavoro, i servizi, l’impianto dello stato sociale, il funzionamento delle istituzioni e la stessa rappresentazione che la società dà di se stessa, modellandosi finalmente anche sui bisogni ed aspettative delle donne, oppure l’Italia si adagia nel declino, si fa più piccola, più misera, più cupa e scivola fuori dell’area più viva e dinamica e civile dell’Europa. Perché di questo si tratta:le cose in casa nostra sono messe in modo tale che la crescita non solo economica, ma sociale e civile passa per le donne. E non solo in casa nostra. Come scrive, riprendendo un concetto di Obama e di Hillary Clinton, l’ambasciatore americano a Roma David Thorne nel messaggio a Se non ora quando?,pubblicato ieri dall’Unità, «le donne sono la chiave per poter superare la crisi economica che condiziona i nostri Paesi e sono parte fondamentale di una sana democrazia».
E questo oggi in piazza del Popolo, come in molte altre piazze italiane, Se non ora quando? lo dirà con grande determinazione e concretezza. Sappiamo che sono tante e tanti quelli che in queste ore fanno conti amarissimi con le loro pensioni, i loro stipendi, i loro risparmi e guardano con ansia e rabbia ai giorni a venire. Vogliamo anche noi che provvedimenti che dispiacciono anche a chi è stato costretto a prenderli siano modificati e che si faccia di tutto per renderli più sostenibili a chi è più debole. Ma noi intendiamo puntare a cosa e come si deciderà e si farà oltre la più immediata emergenza, per far contare la voce delle donne. Non è impresa facile, perché, lo sappiamo, le donne non sono una categoria, un ceto, una corporazione, un gruppo sociale sostenuto o rappresentato da questa o quella forza, sono la metà della popolazione con tutte le diversità che la attraversano. E questo è sempre stato un ostacolo, a volte insormontabile, a far valere il loro punto di vista rispetto ad altri. Noi vogliamo con la nostra presenza nelle piazze affermare che una forza delle donne c’è, esiste, ha già dato prova di sé, imponendo il rispetto della dignità di tutte.

E questa forza la vogliamo mettere in gioco perché il punto di vista delle donne orienti il governo del Paese e sempre di più figure femminili forti, capaci di testa e di cuore lo guidino.

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