giovedì 8 marzo 2012

«Basta con le dimissioni in bianco»

«Riportare al centro del dibattito politico la condizione femminile». Magari ripristinando quella norma di civiltà costituita dalla legge 188 del 2007 laddove prevedeva che la lettera di dimissioni di una lavoratrice venisse compilata su appositi moduli disponibili presso le direzioni provinciali del lavoro, gli uffici comunali o i centri per l’impiego. Una norma nata per mettere fine alla “pratica” di far firmare, sempre alle lavoratrici donne, una lettera di dimissioni in bianco (senza data) che il datore di lavoro poteva far valere nel momento in cui la dipendente avesse avuto la sventura di restare incinta. Una norma che ha avuto vita breve: «con il decreto legge 122 del 2008 il governo Berlusconi l’ha soppressa». Per chiedere questo rinnovato impegno nei confronti delle donne, Cgil, Sinistra ecologia e libertà, Partito democratico, Italia dei valori, il comitato Se non ora quando, Voce donna, hanno chiesto un incontro al prefetto di Pordenone, che si svolgerà l’8 marzo alle 15. In questa occasione sarà consegnata al rappresentante del Governo una lettera indirizzata al ministro del Lavoro Fornero contenente questa richiesta. «Ci sembra questo - spiegano - un bel modo di ricordare, senza retorica, l’8 marzo». Sindacato e associazioni rimarcano come «ben 800.000 madri nel biennio 2008/9 abbiano dichiarato che nel corso della loro vita lavorativa, in occasione di una gravidanza, sono state licenziate o messe nelle condizioni di doversi dimettere». L’Istat certifica come «le interruzioni del rapporto di lavoro legate ad un figlio si mantengono a livelli vicini al 15%».

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