martedì 25 ottobre 2011

a proposito di donne e del loro lavoro ( anzi doppio, triplo...)

Care compagne, mi dispiace di non aver mai potuto partecipare finora al movimento.
Sto leggendo la stampa on line prima di andare a casa e sto vedendo come i nostri parlamentari (di destra ma non so veramente che cosa fa la sinistra) stanno svendendo ancora una volta le donne. Si tratta delle pensioni, dell'improvvisa puntigliosità con cui  vanno a controllare gli "indici di trasformazione", l'età anagrafica per il pensionamento delle donne e nessuno parla di allargare i servizi per le donne e per le famiglie e neppure - ovviamente - di ridurre i propri privilegi.
Scrivo queste considerazioni di getto perché penso alle mie battaglie femministe degli anni 75/80, alla fatica che ci è costata il delinearci un futuro diverso dalle nostre madri, quasi esclusivamente casalinghe, molte volte anche il sacrificio di avere una famiglia stabile ed anche di avere dei figli, barattata per il lavoro, per il riconoscimento sociale ecc. Ora tutti questi ci cancellano in un batter d'occhio semplicemente per una parvenza di uguaglianza (che ci chiede la UE) o perché siamo più longeve. nessuno pensa che non ci saranno più nonne che accudiscono nipoti perché impegnate a lavorare fino a settant'anni, madri e nonne stanche del doppio lavoro, nonne al lavoro e figlie a spasso che non faranno più figli, rendendo questa società vecchia, lenta, conservatrice  e fragile.
 Sono convinta che sul sistema pensionistico molti abbiano approfittato ma questi non sono certamente le donne che hanno sempre dato molto alla società. Io personalmente sarei per un sistema libero, dove chi paga i contributi può decidere di andare in pensione quando vuole a partire da una certa data, che ritengo possa essere i 60 anni. Prenderà però in relazione solo ai propri contributi versati e l'eventuale richiesta di integrazione al minimo va corredata di una seria prova di necessità e di non esistenza di altre entrate familiari (patrimoniali e reddituali). L'assitenza sociale va però nettamente distinta dalla previdenza all'interno dell'INPS, altrimenti non si fa chiarezza e non si capisce da dove vengono le risorse.
Nessuno dice che non saremmo disponibili ad un ulteriore sacrificio ma allora a favore dei nostri figli e non della classe dirigente che non vede l'ora di incastrare ancora una volta i lavoratori e le lavoratrici e far pagare loro il debito pubblico.
Scusatemi, mi fermo qui ma penso che questo movimento debba farsi carico di queste problematiche  e portare tali argomenti all'interno del proprio dibattito.  Non vogliamo regalie ma giustizia nell'ottica di quello che è il contributo delle donne nella società italiana in cui la politica ha lasciato a loro tutto il peso della famiglia, dei figli, dei nipoti e degli anziani. Ora vogliono toglierci anche qualche anno di vita e farci morire di lavoro...
Adriana

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