sabato 23 marzo 2013

Fashion day, protesta delle donne



 
Commissione pari opportunità,Cgil e Snoq schierati contro le modelle in centro oggi pomeriggio

La scomunica al fashon day, la manifestazione con le sfilate–di giovani (in prevalenza ragazze)–
e performance nelle vetrine, in programma oggi 23 Marzo a partire dalle 16 in città, arriva dalla 
commissione pari opportunità del Comune, presieduta da Giulia Bevilacqua. «Non crediamo 
che la promozione di città e imprese – commenta la commissaria Anna Pagliaro - debba
passare attraverso iniziative che sfruttano l’immagine femminile. Iniziative che ci rendono una 
provincia reietta e arretrata». Alla contrarietà si aggiunge«la meraviglia per il fatto che questa associazione
sia partecipata da istituzioni, in primis dal Comune che l’8 marzo ha ricordato le donne vittime di violenza».
Il problema «è di tipo culturale – aggiunge Bevilacqua -di una mentalità maschile-centrica che
abusa dell’immagine del corpoFemminile. Le istituzioni hanno il compito di prevenire questa
cultura». Mai come in questo caso le donne fanno squadra. Trattandosi di un’iniziativa commerciale,
analizza la segretaria della Cgil, Giuliana Pigozzo «ci si aspetta messaggi che rispettino la 
dignità delle donne e garantiscano le pari opportunità. Che non significa sicuramente esporre 
anche gli uomini». Senza tralasciare che «l’iniziativa vede sorprendentemente tra i promotori il Comune».
Pigozzo chiarisce: «Non ci sono preconcetti sulle sfilate,ma la professionalità e la competenza
dovrebbero consentire di trovare soluzioni diverse dal sostituire i manichini con le persone». 
Al posto della pubblicità «sarebbero sicuramente preferibili prezzi più bassi e migliori condizioni».
Interviene anche il comitato Se non ora quando con Sonia Sfreddo. «In una città che si vanta 
delle proprie associazioni culturali e delle proprie capacità professionali –dice- ci voleva un
nuovo soggetto come Sviluppo e territorio per fare questa azione di marketing“d’avanguardia”
già da tempo archiviata in città più evolute in Italia e in Europa. Forse non c’è in gioco
solo l’immagine delledonne, ma l’immagine della città che retrocede ad arretrata provincia
di un paese giàretrocesso».
Martina Milia dal Messaggero veneto

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