sabato 1 giugno 2013

Psichiatri: «Femminicidio, c'è troppa tolleranza sulle minacce»

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«Solo il 5% delle persone imputate di omicidio sono dichiarate inferme di mente, il restante 95% sono capaci di intendere e volere ed esprimono in maniera prevaricante e prepotente la loro sopraffazione o intolleranza nel non riuscire a possedere il proprio 'oggettò di amore, aggravate da aspetti di insensibilità nei confronti dell'altro,
di ipocrisia e di menzogna». Lo afferma il direttore del dipartimento di neuroscienze dell'Ospedale Fatebenefratelli di Milano nonchè presidente della Società Italiana di Psichiatria, Claudio Mencacci, secondo cui le giustificazioni anche psicologiche creano più vittime ed è perciò fondamentale mettere in campo più prevenzione e meno tolleranza.

Donne innocenti, vittime della ferocia maschile ormai quasi quotidiana, dimostrano che gli uomini uccidono molto di più (e poi eventualmente si suicidano) con un un rapporto di 9:1.

Alla base dei fenomeni di violenza, i più recenti studi scientifici hanno individuato 130 possibili variabili, ma di fatto i detonatori sono prevalentemente i fattori socio economici, ambientali e culturali acuiti dalla crisi economica e dall'uso di alcol e stupefacenti. «Si tratta, il più delle volte, di individui con personalità antisociale - aggiunge Mencacci, in occasione del convegno "Disturbi affettivi tra ospedale e territorio" - e con una storia personale di comportamenti violenti che nulla hanno a che fare con problematiche o disturbi mentali». Per questo - secondo gli psichiatri - «gli apparati giudiziari e le forze dell'ordine non possono più permettersi superficialità, non è più possibile trovarsi di fronte ad un omicidio magari dopo anni di segnalazioni senza che vi sia stato alcun intervento serio dell'autorità giudiziaria. Occorre intervenire prima, subito, e con decisione, per evitare morti insensate».

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