giovedì 6 marzo 2014

8 marzo: Se non ora quando, Governo cambi davvero verso 'I bisogni reali delle donne devono essere riconosciuti'




(ANSA) - ROMA, 6 MAR - "Abbiamo considerato un primo passo la
nomina di otto ministre, ma ci chiediamo che fine abbia fatto la
parità di genere nella scelta dei sottosegretari. È tempo di
passare dai numeri alle politiche, che non sono neutre. Il verso
va cambiato in profondità": comincia così una lettera aperta del
coordinamento nazionale 'Se non ora quandò al Governo, resa
nota in occasione dell'8 marzo.
   "La battaglia per la parità di genere - dicono le donne di
Snoq - non deve essere affidata alla buona volontà o alle
convenienze contingenti, si sostanzia di politiche nuove.
Nonostante le politiche degli ultimi anni, silenziose se non
addirittura ostili, le donne sono andate avanti, in forte
solitudine, cercando di tenere insieme i piani di una vita da
funambole: lavoro, figli, cura. Ma ora chiedono che i loro
bisogni reali siano riconosciuti cosi come la loro forza, i loro
talenti e le loro competenze e professionalità".
   Snoq chiede quindi al Governo di mettere al centro della sua
azione alcune priorità: occupazione femminile (retribuzioni,
carriere, posizioni apicali, ridurre la precarietà); una legge
sulle 'dimissioni in biancò; risorse per il welfare, il cui
peso ricade tutto sulle spalle delle donne, e miglioramento
della rete dei servizi; assegno di maternità per tutte le donne;
finanziamento dei piani antiviolenza; piena applicazione della
legge 194 (aborto). Infine, Snoq chiede al Governo e al
Parlamento di verificare sempre, attraverso la costituzione di
un gruppo di lavoro composto da esperte, l'impatto di genere di
tutte le proposte di legge e dei provvedimenti di tutti i
Ministeri, a partire dalla nuova legge elettorale "che deve
garantire i principi democratici contenuti nella nostra Carta
Costituzionale, con l'alternanza donna-uomo nelle candidature e
pari capolista, e per la quale vogliamo un voto palese in
Parlamento".
   "Senza le donne - concludono - il Paese non potrà mai uscire
dalla crisi e crescere". (ANSA).

  

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