Tanti volti femminili hanno assiepato ieri l’ex convento di San
Francesco per assistere al convegno “La voce del lupo – La violenza
delle donne raccontata dagli uomini”. Ma tra il pubblico c’era anche
qualche uomo, interessato a capire i motivi scatenanti della violenza
maschile perpetrata nei confronti delle donne. La motivazione?
Inquietante: l’uomo usa violenza in quanto fatto culturale, come fattore
intrinseco. E allora, come fare per fermare tale deriva? Con un
percorso che parte dalla consapevolezza di essere un soggetto violento,
cercando di estirpare l’indole dal proprio comportamento. Lo dicono
anche le statistiche che l’Italia (ma così anche il resto del mondo) è
un Paese in cui i casi di violenza sulle donne sono molto elevati. Basti
pensare che, secondo i dati dell’associazione Voce donna che ha
organizzato l’incontro, ogni 7 minuti in Italia una donna subisce
violenza, per il 94% dei casi da uomini che conosce. A Pordenone, nel
2011, 146 donne si sono rivolte al centro antiviolenza, nel 2012 questo
dato è in aumento.
L’obiettivo che si sono poste le associazioni “Se non ora
quando?” e “Voce donna” è che dal convegno possa nascere un gruppo di
uomini che vogliano prendere la distanza da questo tipo di
comportamento, aiutando gli altri. Il non riconoscimento dell’altrui
libertà sarebbe il motivo scatenante della violenza, secondo lo
psicoterapeuta Francesco Stoppa. Atteggiamento che deriverebbe
addirittura da bambini, non riconoscendo la madre come donna, separata
da sé. Calogero Anzallo, psichiatra di Pordenone, ha focalizzato
l’attenzione sull’uomo, sul violento che deve trasformarsi in un
interlocutore per la propria donna, senza picchiarla, offenderla,
minacciarla. Da Carlo Stefanon, del pronto soccorso cittadino,
un’esperienza dal “fronte”: gli accessi totali sono annualmente dai 50
ai 60 mila, di cui i casi di violenza circa lo 0,4%. Si parla di circa
200 casi all’anno. «Il pronto soccorso è la prima struttura dove si
chiede aiuto – ha rilevato – ma lo si fa dopo 3, 4 o addirittura 5
accessi. Cosa si può fare di più nel pronto soccorso cittadino?
Introdurre il codice rosa, appositamente per la violenza femminile».
Infine Gian Andrea Franchi, dell’associazione Maschile plurale, ha
sotolineato il fattore culturale della violenza nell’uomo auspicando
maggioe attenzione da parte della politica.
Articolo dal messggero Veneto
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