Ora
avete visto. All’alba del 14 febbraio 2013 le prime a danzare contro la
violenza sono state le donne in Papua Nuova Guinea. Assieme al sole, la
danza ha attraversato l’Australia, l’Asia, l’Africa, l’Europa e le
Americhe. Avete visto in video le ragazze di Kolkata, Vandana Shiva e
Kamla Bhasin sul palco a Nuova Delhi, le bambine in Ecuador, le
ballerine di Singapore, la straordinaria manifestazione nelle Filippine.
Avete visto Eve Ensler in Congo. Avete visto Luciana Litizzetto a
Sanremo e forse persino me e le mie amiche e le mie nipotine in Campo S.
Geremia a Venezia. Sapete che le Nazioni Unite e il Dalai Lama hanno
aderito. Migranti, lavoratrici domestiche, infermiere, medici, stelle
del cinema e dello sport, primi ministri, politici, sindacalisti…
tutte/i hanno detto “La violenza finisce ora” sulle note di “Break the
chain”.
Ora
avete visto, e l’anno di lavoro di One Billion Rising, di Eve Ensler e
del suo staff, di chiunque abbia organizzato, scritto, ballato in
qualsiasi angolo del pianeta, ha dato il più completo e meraviglioso dei
frutti: è la più grande azione mondiale contro la violenza di genere di
tutti i tempi, un’azione che ha attraversato confini geografici e
culturali toccando come un’onda irresistibile 202 nazioni.
Ora
avete visto. Siete andate in strada a ballare. Non avevate paura. Non
avevate vergogna. La vostra bellezza mi ha accecato di lacrime di gioia
dovunque vi abbia guardate, chiunque voi foste: donne del Sudan, ragazze
della Nuova Zelanda, la nonna che ballava al mio fianco con la nipotina
di un anno in braccio. Il vostro mondo è cambiato. Non fermatevi. Da
domani è il momento di rilanciare.
Negli
Usa, il movimento che si è creato attorno a One Billion Rising sta
chiedendo sia di nuovo autorizzata la legge sulla violenza contro le
donne. In Gran Bretagna, la parlamentare Stella Creasy ha introdotto per
la discussione una legge per l’educazione sessuale e l’ha chiamata “One
Billion Rising Act”. Nelle Filippine, le sindacaliste che hanno
partecipato alla sollevazione globale hanno chiamato in causa la
violenza economica contro le donne, ricordando che le scelte economiche
neo-liberiste globali stanno costringendo donne sostenitrici primarie
delle loro famiglie a scegliere fra la la loro salute e il benessere dei
loro figli.
Non
fermatevi. Dobbiamo ottenere che il nostro paese onori tutti gli
impegni che ha preso in sede internazionale sulla violenza di genere.
Dobbiamo ottenere che le raccomandazioni della speciale inviata delle
Nazioni Unite Manjoo sulla violenza contro le donne in Italia siano
seguite. Dobbiamo ottenere educazione al genere e ai diritti umani nelle
scuole (di ogni ordine e grado, come si dice in linguaggio
burocratico). Dobbiamo ottenere formazione al genere per magistrati,
personale sanitario, forze dell’ordine. Dobbiamo ottenere un codice di
condotta per i media che contrasti la violenza contro le donne anziché
favorirla, scusarla, riderci sopra. Dobbiamo ottenere riconoscimento
ufficiale per tutte le donne che sino ad ora hanno lavorato contro la
violenza, quelle che hanno aperto case e rifugi, che hanno attivato
linee telefoniche, che hanno accolto e curato e studiato per anni, che
sono le vere esperte della situazione italiana: dobbiamo ottenere
finanziamenti per le strutture che queste donne hanno costruito e
mantenuto funzionanti.
Non fermatevi. Non fermiamoci. La sollevazione è appena cominciata e l’8 marzo non è lontano. Maria G. Di Rienzo
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