martedì 5 febbraio 2013

Gli omicidi per "troppo amore"


Ecco i percorsi di risocializzazione

Il 2013 è cominciato drammaticamente, così come è terminato il 2012, con una media di omicidi "familiari o domestici" che supera i dieci al mese. Dal 2001 l'Associazione italiana di psicologia e criminologia con due dei suoi dipartimenti - Osservatorio nazionale stalking e Centro presunti autori di violenza e stalking tenta di impedire che la persecuzione psicologica degeneri in violenza.

di EMANUELA STELLA da Repubblica.it

ROMA - Amore tossico, malamore: lo stalking, l'ossessione fatale che spinge a perseguitare qualcuno che non ci ama più, fino a rendergli la vita impossibile, costituisce una manifestazione di "analfabetismo dei sentimenti" che può degenerare nella violenza e nell'assassinio, ma che è possibile curare. La violenza deve essere fermata nelle fasi precedenti la sua "esplosione", e queste fasi sono caratterizzate da denunce per stalking e maltrattamenti spesso sottovalutate (si calcola che almeno il 20% dei femminicidi sia preceduto da atti di stalking).

Numero nazionale stalking: 06.44.24.65.73
Dieci omicidi al mese.
Il 2013 è cominciato drammaticamente, così come è terminato il 2012, con una media di omicidi "familiari o domestici" che supera i dieci al mese: tragedie che hanno come movente una separazione non accettata. Sono duemilasessantuno le donne uccise tra il 2000 e il 2011 nel nostro paese, sette su 10 in ambito familiare, e la metà novanta giorni dopo aver troncato una relazione: solo il 9,8% di questi casi è attribuito ad un raptus.

Agire sui persecutori. Dal 2001 l'Associazione italiana di psicologia e criminologia con due dei suoi dipartimenti - Osservatorio nazionale stalking
e Centro presunti autori di violenza e stalking - tenta di impedire che la persecuzione psicologica degeneri in violenza. Il Centro presunte vittime ha accolto dal 2002 oltre 36.000 vittime tra uomini e donne, mentre il Centro presunti autori dal 2007 ha accolto 220 autori tra uomini e donne. La Spagna, che dal 2009 applica un protocollo di risocializzazione alternativo al solo carcere per le persone condannate per stalking, ha visto ridursi in modo consistente il numero degli omicidi.

La risocializzazione. Grazie al percorso avviato nel nostro paese, il 45% degli stalker ha raggiunto un completo contenimento degli atti persecutori, mentre nel 20% dei casi si è verificata una significativa diminuzione della recidiva e la prevenzione degli esiti più gravi. L'associazione caldeggia l'introduzione nella legge 612-bis del percorso di ri-socializzazione per il presunto autore, in grado di diminuire l'incidenza dello stalking.

La paura di denunciare. Senza contare che la vittima di stalking che decide di denunciare deve farsi carico delle spese legali, e all'imbarazzo di denunciare uno stalker che è spesso un familiare o un conoscente della vittima si aggiunge una difficoltà economica, che limita il numero delle denunce. Ma ci sono altri fattori: primo su tutti, la lentezza della pena. Tra la denuncia e l'eventuale condanna passa troppo tempo, e la vittima viene lasciata sola dalle istituzioni che dovrebbero tutelarla, rimanendo esposta all'escalation di atti persecutori che spesso invece di subire una battuta di arresto aumentano di intensità. Alcune vittime tentano il suicidio, molte si sentono abbandonate.

Quanto è diffuso in Italia? Da una ricerca condotta a livello nazionale su un campione di 9.600 persone, composto al 50% da uomini e al 50% da donne, è emerso che circa il 20% della popolazione ha subìto atti persecutori: il 70% delle vittime sono donne e il 30% uomini. Il persecutore è nel 55% dei casi un partner o ex partner, nel 5% un familiare, nel 15% un collega o compagno di studi, nel 25% un vicino di casa. Uno stalker su tre è recidivo e nonostante la denuncia continua a perseguitare la sua vittima, che nel 70% dei casi subisce conseguenze psico-relazionali gravi.

La prima arma: la manipolazione affettiva. Nell'80% dei casi lo stalker è un manipolatore affettivo, una persona che mette in atto una violenza psicologica; nel 70% dei casi chi perseguita ha subìto un lutto, un abbandono o una separazione significativa mai elaborata.Tutti diventano dipendenti da questi comportamenti estremi, esattamente come accade a chi mostra una dipendenza dal gioco o da sostanze intossicanti. Nove su dieci rivelano una modalità di attaccamento insicura, evitante o ambivalente; otto su dieci inizialmente ostantano un'empatia molto elevata che nasconde una modalità di sfruttamento emotivo dell'altro. Molte volte sono le stesse vittime e i familiari di queste persone a chiedere un percorso di risocializzazione e ad inviarli ai centri specializzati; ma il "sommerso", i casi di stalking non denunciati, è valutato nel 95%. Dal 2011 il Centro presunti autori, in collaborazione con l'assessorato alle politiche sociali e famiglia della Regione Lazio, l'ufficio di esecuzione penale esterna di Roma e Latina e la casa circondariale Rebibbia, applica il protocollo integrato giustizia punitiva e riparativa.
(05 febbraio 2013)

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