martedì 17 aprile 2012

«Le strategie dell’Ass 6 aiutano i privati»



Il comitato Se non ora quando: sanità pubblica smantellata. La replica di Tonutti: allarme infondato







«Quali sono le vere intenzioni dell’Azienda sanitaria? Forse di portare tutti i servizi a pagamento? O di smantellare addirittura un sistema di servizi dell’area materno-infantile che favorisce le donne, bambini e famiglie, colpendo così le fasce “fragili” della popolazione? O ancora quelle di indebolire un sistema di servizi nel pordenonese lasciando intoccate altre province?». Solo le domande poste nell’ambito di un convegno organizzato dal comitato Se non ora quando, per affrontare il tema del futuro del consultorio di Pordenone. Il timore dichiarato è quello di uno smembramento della struttura con la separazione delle prestazioni mediche dalle funzioni di prevenzione e consulenza «andando oltrettutto contro i principi sanciti dalla legge nazionale sull'istituzione dei consultori (Legge 405 del 1975); la legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali (Legge 328 del 2000); e la derivata (legge regionale n.6 del 2006) sistema integrato di interventi e servizi per la promozione e la tutela dei diritti di cittadinanza sociale». Il timore più sommessamente sussurrato è che, come si è già fatto per la scuola pubblica, «si intendano riportare al centro della struttura le esigenze organizzative a scapito dei bisogni degli utenti, magari per orientare i cittadini sui servizi privati con un aggravio di costi e la dispersione di un patrimonio di esperienze, professionalità e volontariato di cui le politiche di genere sono andate orgogliose fino ad oggi». Nulla di tutto questo. «Il consultorio non sarà smantellato - chiarisce il direttore generale della Ass 6, Giuseppe Tonutti - e men che meno questa Azienda agisce in violazione di legge. All’interno di questo servizio c’è una quota di attività che impropriamente afferisce al consultorio e dovrebbe, invece, imboccare altri percorsi. Penso ad esempio alle visite ginecologiche erogate a pazienti anziane che dovrebbero invece rivolgersi all’ambulatorio di ginecologia, e non al consultorio. Mi riferisco ad una serie di attività non pertinenti per le quali sono previsti accessi diversi, contabilizzazione diversa e che non vanno ricondotte all’attività consultoriale. Ripeto: il consultorio non viene smantellato ma gli viene riconosciuto il ruolo e l’attività che è chiamato a svolgere, compresa quella ginecologica, nella stessa sede. Le prestazioni diverse andranno eseguite in un’altra sede, quella propria. Infine - conclude Tonutti - l’Azienda rispetta le leggi, tutte le leggi, anche quelle che disciplinano gli accessi impropri». (e.d.g.) dal Messaggero Veneto del 17 aprile 2012

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