La prima cosa che ho pensato, quando ho saputo
che si trattava di una scuola soprattutto femminile, è stata che quel
crimine rientrasse, pure se con una sua orrida eccezionalità, nella
casistica “maschi che uccidono femmine”.
Il gesto di vendetta di un paranoico respinto, magari un piccolo
boss pazzo d’odio e di impotenza. Poi, ovviamente, mi sono detto che non
esisteva alcun riscontro, e che ben altre coincidenze (la scuola
intitolata alla Morvillo Falcone, il ventennale di Capaci, l’arrivo a
Brindisi della carovana per la legalità di don Ciotti) suggerivano
piuttosto la pista dello stragismo mafioso (che in questo disgraziato,
sanguinante Paese non sarebbe, purtroppo, una novità). Eppure quella
cupa, istintiva riflessione – maschi che uccidono femmine – conserva una
sua triste e cupa oggettività. Perché le vittime sono ragazze e perché
dietro la strategia e la prassi bombarola e stragista, per tragica
esperienza, sappiamo bene che ci sono stati sempre e solo maschi.
Mandanti ed esecutori maschi. Le azioni armate del terrorismo, nero e
soprattutto rosso, hanno visto in azione, a volte, anche ragazze. Ma lo
stragismo per bomba no: quel genere di violenza ripugnante, di
definitiva vigliaccheria, ha il segno della pazzia distruttiva maschile.
20|05|12
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